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ARTE È. 25 Jahre Kunst Meran

Durata: 17.07 - 24.10.2021
Artisti e artiste: Claudia Barcheri, Christian Bazant-Hegemark, Maria CM Hilber, Hannes Egger, Barbara Gamper, Vanessa Hanni, Emilian Hinteregger, Erika Hock, Zora Kreuzer, Oliver Laric, Roberta Lima, Rosmarie Lukasser, Eva Mair, Selene Magnolia, Simone Salvatore Melis, Ludovic Nkoth, Bernd Oppl, Quayola, Rita Slodička, Ludwig Thalheimer, Maria Walcher, Letizia Werth
A cura di: Valerio Dehò, Luigi Fassi, Sabine Gamper, Andreas Kofler, Günther Oberhollenzer, Magdalene Schmidt, Anne Schloen, Susanne Waiz

Una riflessione a più voci sull’affermazione di Vilém Flusser Le opere d’arte sono suggerimenti per esperienze future.

L’associazione artistica privata Kunst Meran Merano Arte ha invitato otto curatori a lavorare sul ruolo dell’arte nella contemporaneità in occasione di un doppio anniversario: 25 anni dalla sua fondazione e 20 anni di attività nell’attuale sede sotto i portici, la Kunsthaus. I curatori scelti avevano già collaborato con l’istituzione in questo arco di tempo e hanno accolto con entusiasmo l’idea di una mostra a più voci in occasione dell’anniversario.

Il 16 agosto del 1972 Vilém e Edith Flusser si sono trasferiti a Merano, nel quartiere di Maia Alta. Per tre anni il teorico dei media e filosofo della comunicazione ha abitato nell’appartamento in periferia, con vista sulla catena montuosa del Gruppo Tessa, usandolo come proprio studio quando non intraprendeva viaggi in diverse località europee. Per Edith e Vilém Flusser Merano ha rappresentato un momento di passaggio tra l’addio al Brasile e il ritorno in Europa; è stato un luogo di ritiro e al contempo di impegno.

In una lettera del 23 gennaio 1976 all’amica e artista Regina Klaber Thusek - che negli anni ’30 fuggì dal nazismo riparando a Londra, poiché di origini ebraiche, proprio come Flusser, e fu infine confinata a Merano dal regime fascista - Flusser scrisse che “le opere d’arte sono suggerimenti per esperienze future”. La frase era parte di un intenso dialogo tra i due sul rapporto tra bellezza e kitsch. Flusser intendeva il kitsch come qualcosa di piacevole e familiare, a differenza della bellezza, vista appunto come un suggerimento che deve essere appreso, anche con fatica.

A 45 anni dalla sua formulazione, questa citazione direttamente legata alla storia culturale recente di Merano costituisce il punto di partenza della mostra ARTE È.

Per Flusser, il soggiorno meranese ha ricoperto un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle successive teorie degli anni ’70 e ’80. Le contrapposizioni tra paese e città e tra montagna e pianura hanno assunto un’importanza crescente in relazione al binomio, centrale nel suo pensiero, dialogo / discorso; inoltre egli ha sempre preferito la diversità all’unità. Numerosi aspetti della sua impostazione teorica trovano un corrispettivo nelle questioni poste dalle mostre tematiche a Merano Arte: ad esempio, il dibattito sull’arte contemporanea o la concezione di sé e del proprio operato in qualità di associazione artistica. Il fatto che alcuni dei suoi scritti siano stati formulati proprio a Merano, può quindi rappresentare un punto di partenza per questa mostra legata all’anniversario.

Flusser ha trovato ispirazione nella realtà di Merano, città termale dal carattere internazionale, con il suo multilinguismo, la sua storia caratterizzata da alterne vicissitudini e la sua collocazione geografica, situata al centro di una regione che, proprio in questi anni – dopo gli sconvolgimenti portati da due guerre mondiali e due regimi totalitari – ha raggiunto un modello esemplare di autonomia. Anche per l’associazione artistica Merano Arte questa eredità è sempre stata parte del proprio mandato, volto alla realizzazione di un programma ambizioso e interdisciplinare.

In conclusione, ma non per questo meno importante, con questa mostra Merano Arte intende riflettere sul proprio passato, presente e futuro. Molti anni di intense collaborazioni hanno plasmato l’attività espositiva dell’istituzione. Questo aspetto ha determinato tanto la forma quanto il metodo alla base del progetto per l’anniversario, espresso in un risultato a più voci.


A cura di:

Artisti e artiste:

Valerio Dehó

Quayola

Luigi Fassi

Ludovic Nkoth

Sabine Gamper

 

Claudia Barcheri, Barbara Gamper, Maria CM Hilber, Selene Magnolia, Maria Walcher, Letizia Werth

Andreas Kofler e Magdalene Schmidt

Vanessa Hanni, Emilian Hinteregger, Eva Mair, Simone Salvatore Melis, Rita Slodička

Günther Oberhollenzer

Christian Bazant-Hegemark, Hannes Egger, Oliver Laric, Roberta Lima, Rosmarie Lukasser, Bernd Oppl

Anne Schloen

Erika Hock, Zora Kreuzer

Susanne Waiz

 

Ludwig Thalheimer

 

               

Ideazione del progetto: Ursula Schnitzer
Direzione del progetto: Martina Oberprantacher, Ursula Schnitzer

Installazione

Opere

Quayola, Jardins d’été, 2016, Video 4K, 1’32’’
Quayola, Jardins d’été, 2016, Video 4K, 1’32’’
Ludovic Nkoth, The Light in Me, 2020. Courtesy of the artist and Luce Gallery, Turin, Photograph PEPE fotografia
Ludovic Nkoth, Passenger #2, 2020. Courtesy of the artist and Luce Gallery, Turin, Photograph PEPE fotografia
Claudia Barcheri, Lamina, 2021, Foto: Leonie Felle
Barbara Gamper, Global Care Chains, 2021
Maria CM Hilber, Flamingo, Videostill, 2011-2021, Foto: Gregor Buchaus, Jakob Paulus
Selene Magnolia, Resilienza, Fotografie, 2018-2021, Courtesy Selene Magnolia
Maria Walcher, Gerardo, Performance, 2021, Courtesy Maria Walcher
Letizia Werth, Hand wird nur von Hand gewaschen (Detail), 2021, Courtesy Letizia Werth
Christian Bazant-Hegemark, Untitled, 2007. Foto: Christian Bazant-Hegemark
Christian Bazant-Hegemark, Facing 1, 2016. Foto: Christian Bazant-Hegemark
Oliver Laric, Johannesschüssel, 2020. Foto: Galerie Johann Widauer, Innsbruck
Lima, Ghost Plant – Seed Year, 2020, C-Print
Rosmarie Lukasser, Annäherungen an „...bin im Netz 3.0/F1", 2019 , Foto: Galerie Krinzinger, Wien
Bernd Oppl, We have more than beds to dream in, 2020, 2K Video, 6′ Min., Stereo, Farbe, Foto: Bernd Oppl; Courtesy Galerie Krinzinger, Wien
Simone Salvatore Melis, Anche i monumenti muoiono
Erika Hock, Salon Tactile II, 2020, Installationsansicht Museum für Konkrete Kunst, Ingolstadt