Bella vista
Durata: 14.11.2002 - 09.03.2003
Artisti e artiste: Albin Egger-Lienz, Albin Egger-Lienz, Martin Kippenberger, Ernst Ludwig Kirchner, Gerhard Richter, Giovanni Segantini et. al.
a cura di: Marco Obrist
In concomitanza con l’anno della Montagna proclamato dalle Nazioni Unite, Merano arte presenta un’esposizione sul mutamento dell’immagine della montagna nell’arte del XX secolo.
Partendo da Giovanni Segantini – il “pittore dei monti“ di fine ottocento – la mostra
dà modo di seguire, in un quadro che supera le barriere linguistiche e culturali, l’evoluzione nell’atteggiamento che le diverse generazioni di artisti hanno espresso nei confronti della montgana. Accanto alla pittura simbolistica ed espressionistica,
alla Land Art ed in particolar modo alla fotografia sono soprattutto le installazioni e l’arte concettuale a indurre i visitatori a orientare il proprio sguardo verso nuovi punti di vista. Se per alcuni artisti la montagna rappresenta una forza portatrice d’identità, per altri il rapporto con essa è più distaccato o ironico.
Le montagne costituiscono da sempre il luogo ideale verso cui proiettare i desideri e le fantasie più mutevoli. Nel medioevo era il senso di paura e terrore ad accompagnare i viaggiatori che si apprestavano ad attraversare impervi sentieri montani. Nel corso degli ultimi due secoli, invece, questi stessi spazi sono diventati sempre più luogo dedicato allo svago e al riposo, e considerato da chi, stanco del mondo civilizzato, oasi primordiale ed incontaminata in cui ritirarsi dai centri urbani. A partire dall’epoca illuministica e romantica scrittori, filosofi ed artisti hanno sempre tenuto vivo questo anelito nostalgico, preparando così il terreno per tale evoluzione.
La mostra “Bella Vista – Visioni della montagna da Segantini a Weinberger” – basata su un idea elaborata assieme a Merano arte – ci conduce fino al presente, e si limita ad un arco temporale più breve. Le opere più datate, infatti, risalgono a poco più di un centinaio di anni fa. L’esposizione, pur trattando un periodo storico breve, non ha la pretesa di offrire un quadro esaustivo dell’epoca, tanto meno di proporre una lezione di storia dell’arte locale o nazionale. Essa si propone invece di mettere a confronto, al di là dei confini geografici, similitudini e tendenze divergenti. In questa mostra, dedicata all’anno della montagna, troviamo esposte opere realizzate con tecniche tradizionali come la pittura, l’arte plastica, il disegno e la stampa artistica. Vi si aggiungono i lavori ottenuti con i moderni media. Particolare risalto viene dato alla fotografia, una tecnica che ha trovato spazio nei musei solamente a partire dagli anni sessanta del secolo scorso e che in tempi recenti è diventata oggetto di molta attenzione da parte del mondo artistico.
Un panorama montano riccamente variegato, in cui trovano spazio punti selezionati, si offre agli occhi del visitatore, quasi come se questi guardasse dall’alto di una postazione privilegiata. A questo punto egli viene invitato ad intrecciare una rete di associazioni aperte, in direzione nord-sud e est-ovest, superando barriere culturali e linguistiche. Si vengono a formare in tal modo catene associative che accomunano, in lungo e in largo, aree geografiche oppure strategie e attitudini artistiche tipiche per una certa generazione.
Viene messo in evidenza come gli artisti nel secolo scorso abbiano continuato ad esercitare l’arte pittorica e fotografica, pur operando in un epoca in cui la pittura veniva periodicamente dichiarata morta e la fotografia considerata, nell’era digitale, appartenente al repertorio classico se non addirittura anacronistico.
L’esposizione è anche documento dell’evolversi, nell’arco di un secolo, dell’immagine della montagna nell’ arte. Vediamo così Giovanni Segantini, pittore simbolista, e Ernst Ludwig Kirchner, espressionista, percorrere le tracce segnate in epoca illuminista e romantica portandosi in alta montagna, mentre molti giovani artisti degli anni cinquanta, seguendo il corteo trionfale dell’astrattismo, reputarono la montagna argomento poco attuale, fino a che, negli anni sessanta, settanta, mutato il contesto, una nuova generazione riscoprì l’ambiente montano. Per alcuni la montagna ha mantenuto la forza delle sue caratteristiche peculiari; altri intrattengono con essa un rapporto spesso distante e talvolta spezzato da toni ironici. In alcuni casi la solennità delle cime viene soppiantata dalla banale quotidianità, come risulta dalle foto di Walter Niedermayr, che raffigurano paesaggi in certi casi di grande bellezza, invasi da anonime costruzioni per turisti.
I testi si avvicinano al tema della montagna da diverse angolazioni. Il saggio introduttivo ci conduce lungo tutto il secolo e,soffermandosi su singole località scelte dal panorama montano, offre una possibile traccia di percorso lungo l’esposizione. In questo saggio
Stephan Kunz analizza l’immagine popolare delle Alpi dal punto di vista storico-artistico,
toccando, tra l’altro, ambiti quali le vedute paesaggistiche acquistate soprattutto dai turisti e la Pop Art. Helga Peskoller osserva la montagna sia da un punto di vista artistico-
filosofico che alpinistico e grazie ad un elegante accostamento riesce a creare un ponte tra Francesco Petrarca e una moderna disciplina sportiva come il Free Climbing.
La documentazione fotografica, presentata e commentata da Florin Florineth, ci
evidenzia i danni causati ad un fragile ecosistema, sconvolto nel suo equilibrio per mano dell’uomo. Toni critici li troviamo anche in Hans Haid quando ci descrive la sua vita in montagna. Presentano invece un approccio poetico al mondo alpino le strofe in lingua italiana di Antonio Manfredi e quelle in lingua tedesca di Raoul Schrott.
Con opere di:
Siegfried Anzinger | Franz Messner |