EXHIBITION PAINTINGS
Durata: 04.02 - 17.04.2017
Artisti e artiste: Charles Avery, Paolo Chiasera, Dorothy Miller, Martin Pohl, Lea von Wintzingerode, Amelie von Wulffen
a cura di: Christiane Rekade
Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di artisti ha riflettuto sul medium pittorico, o meglio sui possibili approcci ad esso. Soprattutto però, sempre più artisti vedono nella pittura una possibilità di emancipazione dalle condizioni lavorative imposte dal presente. Condizioni che, all’interno della scena espositiva attuale, vengono sempre più determinate da un sistema dell’arte mutevole e assoggettato alle regole del mercato. La mostra collettiva "exhibition paintings" raccoglie le esperienze di sei artisti internazionali, accomunati dall’interpretazione del medium pittorico quale potenziale per ampliare il concetto stesso di esposizione, il rapporto tra curatori, pubblico e artisti, e indicare delle alternative alla situazione attuale.
Mentre Charles Avery, Paolo Chiasera e Martin Pohl concepiscono nuove mostre che “si attuano” esclusivamente sulla tela, Dorothy Miller, Lea von Wintzingerode e Amelie von Wulffen ricercano all’interno del proprio lavoro, quei meccanismi sensibili e mutevoli che entrano in atto nel rapporto tra l’artista e il proprio pubblico.
Dal 2010 l'artista italiano Paolo Chiasera lavora ad un ciclo di opere intitolato exhibition paintings, mostre che trovano realizzazione esclusivamente su tela. Chiasera ha sviluppato le proprie exhibition paintings curando egli stesso le mostre dipinte, o concependole in collaborazione con un co-curatore.
Allo stesso modo l'artista britannico Charles Avery nella serie di opere It Means, It Means! (2013), ripensa il concetto di Musée Imaginaire e l'esposizione quale luogo di produzione artistica e curatoriale.
In contrapposizione ai musei fittizi di Avery, gli spazi espositivi delle opere dell’artista sudtirolese Martin Pohl si rivelano come vere e proprie sale museali.
La serie di opere The Americans è composta da 13 copertine di cataloghi d'arte dipinte. Le copertine sono state dipinte da parte di un artista anonimo, celato sotto lo pseudonimo Dorothy Miller.
Anche la giovane artista Lea von Wintzingerode riconosce nella pittura una possibilità di reazione alla leggibilità veloce e alla rappresentazione digitale dell'arte.
Amelie von Wulffen impiega la pittura e il disegno per registrare con autoironia e gusto per l'esagerazione un "quadro di mostre".
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